Tornano orgogliosi i ricordi del lavoro d’altri tempi, scintillando di semplicità e maestria, per evidenziare le sostanziali differenze tra gli usi e costumi di una volta e quelli della nostra epoca, tanto veloce e spesso lontana dall’ autentico valore delle cose. Presicce si fa esempio tangibile di un modo di vivere il Salento e le sue risorse, che al giorno d’oggi risulterebbe impensabile da mettere in atto.
Presicce, uno dei borghi più belli d’ Italia
Si presenta come un borgo quasi incantato, dove il tempo sembrerebbe essersi fermato. Il suo stemma raffigura un cervo immortalato nell’ atto di abbeverarsi da una fonte; e proprio la quantità d’acqua delle falde acquifere superficiali di Presicce avrebbe attirato, secoli fa, i primi insediamenti dell’uomo. Alcune credenze popolari raccontano che il borgo di Presicce nacque grazie al miracolo di S. Ilarione, il quale, impietosito dalle insistenti preghiere della popolazione, chiese a Dio di far loro dono di una copiosa fonte d’acqua. Secondo gli ampi studi dello storico Giacomo Arditi, invece, Presicce nacque perché gli abitanti di Ugento, di Specchiano e del casale di Pozzomauro, andando alla ricerca di acqua, la trovarono a valle e lì s’insediarono.
Il borgo di Presicce è ricco di monumenti e corti che attraversano vari stili, passando dal classico al barocco, compreso il maestoso Palazzo Ducale dove, nel 1630, la principessa Maria Cito Moles fece costruire dei sontuosi giardini pensili, contribuendo così alla bellezza secolare della struttura.
L’ economia di Presicce nei suoi sotterranei
Ma Presicce, oltre all’ imponenza dei monumenti, racchiude in sé la storia della sua economia: un’economia semplice ed antica, raccontata attraverso i numerosi frantoi ipogei che il paese nasconde nei sotterranei della sua piazza principale, la rinomata Piazza del Popolo.
Oggigiorno si contano dieci frantoi aperti, ma nella prima metà del 1800 arrivarono ad essere ben ventitré, tutti scavati sottoterra e collegati tra loro tramite dei cunicoli, presentando al livello del terreno delle aperture che permettevano ai lavoratori di versare le olive, per poi macinarle. Visitarli è semplice: esperte guide turistiche accompagnano il flusso dei visitatori in questo viaggio al sapore remoto, accedendo dalla piccola porta di un palazzo, la quale, una volta schiusa, rivela un altro mondo.
In questi sotterranei si svolgeva non solo il lavoro delle persone che vi lavoravano le olive, ma una vera e propria fetta della loro vita che le vedeva per lunghi periodi, a volte circa sei mesi, chiuse tra le mura dei frantoi e molto spesso, addirittura, dormire insieme agli animali da soma che animavano le macine. L’ammirevole e duro lavoro di tale gente permise a Presicce di sviluppare un’economia particolare: nei suoi frantoi bui e umidi veniva prodotto, oltre all’ olio extravergine d’oliva, anche e soprattutto l’olio lampante, un olio molto poco raffinato che si usava per accendere e alimentare le lampade, al fine di illuminare le abitazioni o i luoghi di lavoro. Quest’olio particolare man mano divenne la fortuna degli abitanti di Presicce perché, una volta scoperto dai commercianti gallipolini, cominciò ad essere esportato nel Nord Europa, pronto ad illuminare abitazioni geograficamente e culturalmente lontane.
La tradizione dell’ olio
Ogni anno, la comunità di Presicce si appresta ad organizzare il Festival “I Colori dell’Olio”, una manifestazione ormai rinomata che richiama, di solito a cavallo tra la seconda e la terza settimana d’agosto, i visitatori di tutta la provincia.
Durante le sere dedicate all’ evento, diverse band e cantanti famosi si susseguono sul palco per allietare gli spettatori, gli stand gastronomici riempiono l’atmosfera del profumo dei più succulenti piatti tipici salentini e non mancano i punti di riferimento dove conoscere gli odierni produttori d’olio locale, godendo anche di qualche assaggio di prova.
Un appuntamento caldo e accogliente come l’estate, che cammina a braccetto con la storia.
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