Maria d’Enghien : la contessa di Lecce

Maria d'Enghien

Una sua rara immagine fa capolino nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina: una donna elegante e dotata di compostezza che sembra seguire con lo sguardo chiunque la osservi. Maria d’Enghien, figlia del conte di Lecce Giovanni d’Enghien e della bella Sancia del Balzo dei duchi d’Andria, nacque nel 1367. Ancora oggi è ricordata dalla città non solo come contessa e regina, ma soprattutto come la donna impeccabile e molto affettuosa divenuta simbolo del castello Carlo V.

 

La contessa amata da Lecce : Maria d’ Enghien

 

Maria divenne contessa di Lecce in giovane età, ad appena 17 anni, in seguito alla morte del suo amato fratello Pietro. Durante le peripezie del Regno di Napoli, la contessa si schierò dalla parte del re di Francia Luigi I d’Angiò, e papa Urbano VI decise di darla in sposa al rinomato combattente Raimondo Orsini del Balzo, detto Raimondello.
Nonostante fosse Maria la contessa di Lecce e suo marito solo il signore della contea, fu l’uomo ad esercitare il pieno potere, lasciando sua moglie in ombra per molti anni. La contessa aveva in dote molti feudi, più di quelli del marito, così li unirono e insieme arrivarono a possedere un vastissimo feudo unificato: il Salento.

 

Maria d’Enghien e Raimondello Orsini del Balzo

 

Nel 1399 l’uomo ereditò anche la contea di Soleto, in seguito alla morte di suo padre. Raimondello, uomo forte e pieno di sé, comandò di costruire a Galatina la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, dove ancora oggi si può ammirare il suo ritratto, quello della moglie Maria d’Enghien e di uno dei loro quattro figli: Giovanni Antonio.
Il combattente morì difendendo Taranto nel 1406. Maria continuò a interessarsi del completamento della Basilica, poiché era un’opera in cui il marito aveva creduto molto. La contessa rimase vedova con la responsabilità di quattro figli ancora minorenni. Presto si rese conto di essere da sola a continuare la ribellione che Raimondello aveva iniziato contro Ladislao.
Riuscì a tenere segreta la morte del marito per circa due mesi, poi andò via da Lecce e insieme ai figli raggiunse Taranto.

 

Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina

 

Amore e guerra: la vita di Maria d’Enghien

 

La contessa era un’abile organizzatrice, ma ben presto comprese che, senza alcun aiuto esterno, le sarebbe risultato difficile resistere agli attacchi di Ladislao, così l’unica alternativa rimasta era quella di sposarsi proprio con lui. Il matrimonio fu celebrato a Taranto il 23 aprile 1407,nonostante in molti avessero parlato male alla contessa di re Ladislao. Tutte le sue precedenti mogli erano morte in maniera sospetta.
Il popolo racconta che Maria d’Enghien volesse a tutti i costi diventare regina, ma la realtà è che la sua condizione militare non era rosea.
Divenne, così, regina di Napoli. Anche se il rapporto con il marito si rivelò tutt’altro che idilliaco, a causa delle numerose e frequenti amanti di cui l’uomo amava circondarsi.

 

Pensando a Lecce…

 

Maria trascorse il tempo del suo matrimonio con il pensiero costantemente rivolto alla sua amata Lecce e al giorno in cui sarebbe potuta ritornare. Re Ladislao morì nel 1414 e il regno passò a sua sorella Giovanna II. Così Maria d’Enghien, dopo essere stata prigioniera della cognata che temeva di non ottenere il potere, poté tornare finalmente nella sua città insieme ai figli.
A Maria furono restituiti i territori che aveva ereditato da suo fratello Pietro.  Mentre a suo figlio Giovanni Antonio i feudi di suo padre, compresa la contea di Soleto.

Dal 1420 al 1446, anno della sua morte, Maria visse sempre nel castello di Lecce, oggi chiamato “Carlo V” come l’ultimo sovrano che ne aveva ordinato la ristrutturazione. Maria d’Enghien fu sepolta in uno dei più importanti monumenti della città di Lecce, la Basilica di Santa Croce, dove ,però, la tomba andò distrutta durante alcuni importanti lavori. Il popolo di Lecce è rimasto molto legato alla sua contessa. E racconta che lei, affettuosa come sempre, torni ogni notte a far sentire la sua elegante e inafferrabile presenza in un’ala del suo castello tanto amato.

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