La torre sullo sfondo e in primo piano Lucio Battisti, con lo sguardo fisso all’obiettivo e un look in pieno stile anni ’60: è la foto che racconta un momento qualunque delle sue estati nel Salento, trascorse all’insegna della ricerca d’ispirazione, camminando sulla sabbia candida e rovente.
A condividere con lui la scoperta del Salento, l’inseparabile amico e collega Giulio Rapetti, in arte Mogol.
I grandi Lucio Battisti e Mogol conobbero il Salento grazie al cantante Adriano Pappalardo che negli anni ’60 lavorava a stretto contatto loro, grandi estimatori delle sue doti canore. Pappalardo, nativo di Copertino, da vero salentino verace e legato alla propria terra, consigliò ai due artisti di recarsi a visitare il Salento, a suo dire un posto speciale, ricco di risorse, incontaminato e silenzioso, con ampie distese di sabbia chiara e pulita. I due, seguendo il consiglio dell’amico, giunsero nel territorio salentino nel 1967 e, ammaliati dalle sue innumerevoli bellezze, decisero di acquistare un’abitazione in una delle marine di Nardò e più precisamente nella località di Torre Squillace, in zona “Scianuri”, a metà strada tra Porto Cesareo e Sant’Isidoro (acquisto che, con ogni probabilità, fu finanziato unicamente da Mogol). Si trattava di una villa accogliente e sontuosa, dell’ampiezza di circa 350 mq, circondata da centinaia di pini, l’unica della zona a essere regolare: poco tempo dopo, infatti, sorsero nelle vicinanze numerose abitazioni abusive, le quali deturparono la quiete e la naturalezza di un paesaggio inalterato e solitario.
La casa di Lucio Battisti nel Salento
La villa di cui Battisti s’innamorò, era stata costruita negli anni ’50, e di quel periodo conservava lo stile mediterraneo e i suoi tratti tipici, come gli archi ribassati, l’eleganza e la predominanza del colore bianco, luminoso e abbagliante come il sole del sud.
Una volta entrati ad abitare nella loro residenza estiva, Battisti e Mogol poterono ammirare e gustare pienamente il fascino di un posto del genere, da cui ogni mattina, al risveglio, potevano salutare il mare, colorato dalle prime luci dell’alba.
Un posto senz’altro ammaliante, tanto pieno di poesia da far nascere due delle canzoni che hanno scritto la storia della musica italiana: “Acqua azzurra, acqua chiara” e “La canzone del sole” (di quest’ultima Mogol dichiarò, poi, di averla scritta pensando a una sua amica d’infanzia).
Vedevano in quella casa un luogo dove potersi ritirare a suonare, a comporre, a scrivere testi e a divertirsi con gli amici. E così fecero: la trasformarono, infatti, in uno studio di registrazione, dove potevano lavorare indisturbati, e oltre ad aver aggiunto numerosi letti, fecero costruire anche una graziosa piscina per i figli dei loro più cari amici.
Erano due persone accoglienti, dunque, oltre ad essere due grandi e stimati artisti.
L’ispirazione salentina
La canzone “Acqua azzurra, acqua chiara” uscì nel 1970 ed ebbe un successo clamoroso, perché fu una delle prime hit a trattare un argomento profondo come quello dell’anima gemella ai tempi dell’amore fisico senza legami, e perché si presentava anche innovativa dal punto di vista ritmico.
Anche “La canzone del sole”, che uscì nel 1971, fu nell’immediato un tormentone, divenendo uno dei singoli più venduti della musica italiana.
Lucio Battisti e Mogol decisero di vendere la villa nel 1973, quando Torre Squillace era ormai diventata un luogo molto frequentato e non rispecchiava più i loro canoni di tranquillità.
Oggi, i proprietari sono tre fratelli leccesi che a turno vi villeggiano con le rispettive famiglie e, nel 1973, mentre stavano concludendo le pratiche per l’acquisto dell’abitazione, ignari di tutto, rimasero stupiti quando videro presentarsi il famoso Mogol per firmare i documenti di vendita.
La villa rimane ancora oggi avvolta dalla sua aura di poesia, e osservandola da lontano, non è difficile immaginare il magnifico Lucio Battisti mentre cammina tra gli alberi con una margherita in bocca, pensando alla canzone del sole.
Foto dal web