Un viaggio alla scoperta della costa ionica ci porta a esplorare la marina di Santa Caterina e a conoscerla in una veste del tutto inedita.
Al confine tra leggenda e realtà, da più di settant’anni e a 35 m di profondità, un aereo tedesco giace addormentato sul fondale marino dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Una storia quasi sconosciuta e forse mal raccontata che ha trovato la giusta identificazione solo in tempi recenti, e più precisamente nel 2009, grazie al lavoro certosino effettuato dal subacqueo Andrea Costantini del Diving Service di Santa Caterina e dal suo team di professionisti del settore. Già da molti anni, infatti, si vociferava che sul fondale sabbioso, poco distante dal piccolo porto, si trovasse il relitto di un aereo, voci che attirarono l’attenzione dei sub professionisti, appunto, i quali, lavorando in sinergia con alcuni storici, giunsero alla conclusione che si trattasse di un bombardiere, denominato Junker 88. Confermarono, cosi, ciò che fino a quel momento era stato raccontato dagli anziani del posto a cui era stata data scarsa affidabilità.
L’aereo affondato di Santa Caterina: lo Junker 88
Nell’Archivio della Marina Militare risultava la segnalazione di un aereo affondato nei pressi di Gallipoli, ma tale segnalazione fu smentita al ritrovamento dell’aereo sul fondale di Santa Caterina, che in silenzio nascondeva un così prezioso segreto…
L’aereo di Santa Caterina, lo Junker 88, veniva utilizzato durante la guerra dalla Luftwaffe (cioè l’aviazione militare dei tedeschi) in quanto, grazie alle sue caratteristiche, si trattava di un aereo versatile che si prestava facilmente a diversi utilizzi, tra cui quello di aerosilurante, di caccia notturno e come bombardiere. Fortunatamente, durante le ricerche, non sono emersi resti umani, e ciò farebbe pensare a un salvataggio in extremis del pilota e del suo equipaggio.
Junker 88
Lo Junker 88 si è conservato quasi integramente, posato sul fondale delle acque limpide di Santa Caterina, e l’assetto di volo in cui è stato ritrovato fa pensare che il suo affondo non fu causato dall’attacco di proiettili, i quali avrebbero certamente procurato numerose fratture frammentate, quanto piuttosto da un ammaraggio (cioè l’atto di volare toccando la superficie dell’acqua) eseguito da un pilota esperto. Probabilmente, l’aereo partecipò, tra l’11 e il 12 novembre 1940, al bombardamento della poco lontana città di Taranto: oppure, tra il 1941 e il 1943, stava facendo ritorno da sud-est dirigendosi verso l’aeroporto di Grottaglie. Avendo finito ogni scorta di carburante, fu costretto ad ammarare e, di conseguenza, abissarsi. In questo modo, lo Junker 88 rimase dormiente e immobile a pochi passi dal porticciolo di Santa Caterina, nelle sue acque calme e riparate ma eredi di un passato tumultuoso.
Coloro che praticano le immersioni amano dedicarsi alla costante ricerca di relitti, e quando si trovano di fronte a uno di essi, hanno il privilegio di vivere quasi in prima persona l’istante unico e irripetibile che funge da ponte tra il passato e il presente, quel momento in cui il relitto ha toccato il fondo del mare e ha trascinato con sé la sua storia e il suo tempo.
Lo Junker 88, fermo ormai da più di settant’anni, è divenuto dimora di alghe, pesci e molluschi di ogni tipo, totalmente ignari di cosa significhi il simbolo ancora facilmente riconoscibile sul suo timone di coda: la svastica del Terzo Reich.
La storia di Nardò e delle sue pittoresche marine andrebbe scrutata nei minimi dettagli, questa volta ascoltando attentamente le testimonianze dirette dei più anziani di Santa Caterina, a cui non era stato dato adito quando avevano raccontato di aver visto con i propri occhi, tra il terrore generale, un aereo militare che dal cielo era sceso sempre più in basso fino ad abissarsi in mare.
Ma raccontano anche, ancora oggi, che pochissimo tempo dopo la vicenda del bombardiere, avevano sentito parlare di un corpo in divisa militare tedesca, trovato esanime sulla spiaggetta della vicina Santa Maria al Bagno.
Leggenda o realtà?
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