La pietra leccese è una roccia calcarea di esclusiva pertinenza del territorio di Lecce e della sua provincia, molto malleabile nella lavorazione ma estremamente resistente allo scorrere del tempo. L’alta percentuale di argilla in essa contenuta la rende una pietra che ben si presta al taglio e che, grazie a tale caratteristica, diventa preziosa nelle sapienti mani dei maestri scalpellini, i quali con precisione e abilità la rendono viva attraverso l’arte.
La pietra del sole
La sua bellezza è arricchita da una singolare peculiarità: quella di contenere, di tanto in tanto, svariati tipi di fossili come quarzi, minerali e soprattutto conchiglie di diverse dimensioni. La durezza che si presenta durante l’operazione di taglio è muta testimone dell’età specifica della pietra: durezza è sinonimo di antichità, al contrario la sua malleabilità ne denota una più recente formazione.
I sedimenti di pietra leccese sono facilmente identificabili poiché essa sorge dal terreno senza l’aiuto dell’uomo, il cui intervento diviene però necessario nel momento dell’estrazione. Fino alla prima metà del XX secolo, la figura del “cavamonti”, cioè dell’estrattore esperto, era di grande rilevanza perché grazie alla sua consolidata esperienza era in grado di individuare facilmente le aree in cui era presente un’ingente quantità di pietra leccese: dopo l’individuazione si procedeva in squadra ad eliminare lo strato superiore, spesso ricoperto da folta vegetazione, successivamente si preparava la cava (profonda circa 50 m) in vista dell’estrazione, mansione faticosamente eseguita a mano con il solo aiuto dei pochi e umili mezzi a disposizione. Solo in seguito, con l’avanzare del tempo e del progresso, si è arrivati all’utilizzo delle macchine per l’estrazione della pietra: un’evoluzione decisiva che ha permesso di tagliarla in grandi blocchi da trasportare e lavorare altrove.
E se, anticamente, la pietra leccese veniva definita il marmo dei poveri, intorno alle seconda metà del ‘600 divenne emblema di ricchezza e nobiltà. Fu cosi che esplose, dapprima nella città di Lecce e poi nei centri più importanti della provincia, il suo utilizzo: dalle chiese ai palazzi, dalle facciate ai capitelli e agli stemmi delle famiglie borghesi, la bellezza architettonica accolse nella sua arte le sfumature della pietra gentile, permettendole di diventare parte integrante e caratteristica della Firenze del Sud.
Il Barocco leccese
Nonostante questa roccia calcarea sia molto resistente, la sua porosità la rende sensibile agli sbalzi termici e agli agenti atmosferici, in particolar modo allo smog e all’elevata umidità. Per ovviare a questo inconveniente, i maestri scalpellini dell’epoca del Barocco proteggevano i manufatti con il latte, imbevendoli tramite la meticolosa tecnica delle spugnature, affinché si potesse creare un film impermeabile tale da permettere alla pietra di rimanere inalterata per lunghissimi periodi, conservandone ogni singola caratteristica.
I tempi moderni hanno portato grandi novità nei metodi di lavorazione della pietra leccese. Ma girovagando per le stradine della città di Lecce, sempre baciate dal sole e gremite di gente, è ancora possibile imbattersi nella bottega di qualche scalpellino che si dedica alla pietra quasi con tenerezza. Lo scalpellino fa ancora uso dello scalpello, del martello e della pialla, come un giorno gli era stato insegnato dai suoi abili predecessori.
Le nuove frontiere della pietra leccese
La pietra leccese, divenuta simbolo della provincia più a sud della Puglia, si presta oggi a un largo utilizzo non solo nell’architettura ma in diversi ambiti. Ad esempio la costruzione di arredi da giardino, di eleganti e sofisticati camini, pavimenti, souvenir di ogni tipo e perfino bijoux.
Il suo colore delicato ma caldo ha interessato gli esperti del settore di tutto il mondo, così la pietra leccese, che a ogni fascio di luce emana voluttuose sfumature ambrate, ha varcato la soglia della provincia e ha acquisito un notevole valore internazionale, adornando chiese e palazzi soprattutto in Russia e in Africa, alla ricerca di nuovi posti dove divenire, ancora una volta, pietra del sole.