A Leuca, dove finisce il Salento, lì dove il sole inonda di luce tutto ciò su cui va a posarsi, dove il mare brilla e fa viaggiare le menti, sono gelosamente custodite storie suggestive che si intrecciano alla natura, leggende ed eredità culturali.
Quando si pensa a questa idilliaca meta turistica, è inevitabile pensare anche all’espressione più adatta alla sua unicità: finibus terrae, è lei il tacco dello stivale, il punto più esposto che si affaccia gentilmente sul Mediterraneo e volge lo sguardo altrove, verso altre terre.
Leuca è l’istante in cui il Mar Adriatico e il Mar Ionio s’incontrano e fondono le loro acque, delineate solo da una sottile linea scura visibile ad occhio nudo. Lo spettacolare panorama marino, arricchito da case bianche e piccoli sentieri, ha da sempre ispirato poeti e scrittori.
Ed è proprio ispirata a questo luogo romantico la leggenda di Leucasia, una delle più rinomate leggende del territorio salentino.
La leggenda di Leucasia
La storia di Leucasia, però, non ha esattamente origini popolari come si crede, ma è nata in tempi recenti: fu scritta, infatti, nel 1992 dallo scrittore leccese Carlo Stasi. E’ una storia d’amore, di gelosia e di tormenti.
La leggenda narra le vicissitudini di una fanciulla bellissima, dalla pelle candida e dai capelli molto lunghi, di nome Leucasia (dal greco “Leukòs” bianco, da cui deriva, principalmente, il nome Leuca). Leucasia non era una fanciulla qualsiasi. Leucasia era la sirena delle acque di Leuca, e il suo canto era talmente melodioso e intonato che chiunque lo ascoltasse, difficilmente riusciva a resisterle.
Un giorno, il giovane Melisso, un pastore del posto, portò le sue pecore sugli scogli per il consueto lavaggio, e Leucasia, appena si accorse della sua presenza, perse la testa per lui e iniziò a cantare per attrarlo verso di lei.
Melisso, però, aveva nel cuore solo la sua amata Arìstula, la dolce e bella ragazza con cui era fidanzato da tempo, e non ebbe alcun problema a resistere alle tentazioni della sirena.
Leucasia, vedendo un tale atteggiamento, si arrabbiò molto, ma non consumò subito la sua vendetta, aspettando con cattiveria il momento più consono.
La vendetta di Leucasia
Una mattina, il tempo era bello e il sole splendeva alto nel cielo, così i due innamorati decisero di fare una passeggiata fino agli scogli. Sorridevano e si abbracciavano ma Leucasia, arsa dalla gelosia, fece scatenare subito una forte tempesta, facendo annegare Melisso e Aristula tra le onde violente e sempre più alte. I due ragazzi morirono all’istante e il mare li divise in eterno, facendoli finire sulle due punte opposte del golfo, senza lasciar loro neanche l’emozione di un ultimo abbraccio d’amore.
L’eternità di Punta Meliso e Punta Ristola
Spettatrice silenziosa, dal suo tempio la Dea Minerva osservò la scena e provò una forte commozione per gli innamorati. Sentì per loro una tale pietà che decise di renderli eterni pietrificandoli, e da quel giorno, i due innamorati divennero per tutti le tanto famose Punta Meliso e Punta Ristola, le quali non si toccano mai ma abbracciano insieme il mare di Leuca.
La sirena Leucasia, dopo il terribile fatto, non riuscì più a vivere a causa del rimorso. Così chiese alla Dea Minerva di essere pietrificata, e una volta esaudita la sua richiesta, si trasformò nella città di Leuca.
Una storia d’amore inusuale. I suoi intrecci raccontano la negatività di un sentimento pericoloso come la gelosia. Ma al contempo esaltano la bellezza di una località speciale come Leuca, tanto amata dai turisti di tutto il mondo.
E per chi avesse voglia di rendere più concreta l’immagine della bella Leucasia evocata dalla leggenda, può ammirare la statua che la ritrae. Proprio ai piedi della cascata monumentale. Perché evocazione e fantasia sono sempre grandi alleati del mare e degli spazi immensi che lo circondano.