Il terremoto di Nardò

Il terremoto di Nardò

La città di Nardò

 

Nardò è un comune della Provincia di Lecce che sorge nell’ immediato entroterra della splendida costiera ionica. Nominato “città” nel 1952, è ancora oggi fonte inesauribile di storia, cultura e bellezza.
Passeggiando per le vie del suo centro storico e per la sua piazza più importante, Piazza Salandra, lo sguardo viene rapito dalle architetture barocche così cariche ed eleganti al contempo, tanto belle da non risultare mai eccessive agli occhi di chi ricerca la bellezza e tanto da far risultare Nardò secondo solo a Lecce.

 

Il terremoto di Nardò nel 1743

 

Eppure, ammirando la maestosità di ciò che lo rende unico e respirando la sua aria densa di pace ed accoglienza, risulta difficile pensare che alcuni secoli fa questo luogo abbia vissuto il dramma di un potente terremoto. Era il 20 febbraio 1743 e, all’ improvviso, con epicentro nel Canale d’Otranto, la terra iniziò a tremare.
Il tutto durò poco più di sette minuti, ma tra il fuggi fuggi generale dettato dal panico, Nardò, purtroppo, contò molte vittime. Ne furono registrate centododici, ma non fu un dato preciso: innanzitutto perché, in quel periodo, i bambini deceduti al di sotto dei due anni non ricevevano una vera e propria registrazione ufficiale, e anche perché non fu semplice estrarre dalle macerie la totalità dei corpi senza vita. Si stima, comunque, che fossero in totale centocinquanta.
A causa delle forti scosse, che sfiorarono il 7° grado della scala Richter, molte abitazioni rimasero distrutte, così come crollò la chiesa di San Francesco da Paola e altre importanti strutture sacre e non. Rimasero in piedi solo trenta case.

 

La devozione per San Gregorio Armeno

 

La tradizione racconta che la statua di San Gregorio Armeno, dall’ alto del Sedile della piazza, si spostò per bloccare la furia distruttiva del terremoto. La gente del posto gli fu molto grata per aver fatto sì che la natura non mietesse altre vittime, e da qui, scaturì la sua forte devozione per il santo, a cui ogni anno è dedicata la tradizionale festa del 20 Febbraio.

Le marine di Nardò (Porto Selvaggio, Santa Caterina, Santa Maria al Bagno e S. Isidoro), con i loro paesaggi incontaminati, fortunatamente non subirono danni catastrofici.

Altri paesi gravemente danneggiati furono Manduria, Brindisi, Avetrana, Galatina e Leverano, ma, suo malgrado, Nardò ebbe lo spiacevole primato, tanto che l’evento venne ricordato negli anni come il terremoto di Nardò.

Nardò, piano piano, giorno dopo giorno, pur continuando a ricordare quell’ orribile terremoto, riuscì ad essere ricostruita e negli anni la vita riprese a scorrere tranquillamente, rifiorendo nei sorrisi della gente che vedeva solo in quel luogo il posto adatto alla sua famiglia.

Nardò, simbolo silente di resilienza.

 

Immagine tratta da Wikipedia con licenza Creative Commons

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