Il Barocco Leccese

Barocco Leccese Santa Croce

Quante volte abbiamo sentito la parola Barocco.
E la mente è volata tra statue ricche di lavori, decori suggestivi, illuminati dal sole caldo del Sud.

 

L’origine e il significato della parola Barocco

 

Perché la parola Barocco inevitabilmente è associata a Lecce. Il termine “barocco” si riconduce a una duplice origine. Per un verso deriva dal francese baroque, che ricalca il portoghese barroco e lo spagnolo barrueco, termini che indicavano la perla di forma irregolare.

L’origine nella lingua italiana si riallaccia però al termine, “baròco”. In quest’accezione la voce è di estrazione colta e indica una realtà intellettuale, logica e metafisica.

Francesco Milizia, teorico e storico dell’arte, nel suo Dizionario delle belle arti e del disegno scrive: “Barocco è il superlativo del bizzarro, l’eccesso del ridicolo.”

Il significato di “barocco” è stato a lungo caratterizzato in senso svalutativo.  Dell’arte barocca si sottolineava esclusivamente “l’esaltazione dei moti fisici e spirituali oltre ogni norma di classica contenutezza, l’ampollosità, il desiderio di meravigliare con spettacolose, illusive scenografie e invenzioni stravaganti e inattese”.

L’acuto senso della teatralità (il teatro moderno nasce proprio in quest’epoca) spinge gli artisti a concepire le proprie opere come scenografie drammatiche, ricorrendo a tutti gli espedienti necessari per creare pathos e suscitare lo stupore del pubblico. Di qui l’immenso repertorio di inganni prospettici e aperture fittizie dello spazio, moltiplicazioni dei punti di fuga, giochi di chiaro e scuro, della composizione, architettonica o pittorica, L’efflorescenza decorativa, i giochi di luce, l’amplificazione, la torsione, la ricerca dell’arguzia, della sorpresa.

 

Il Barocco Leccese

 

Sotto la dominazione spagnola del Seicento, tutto il Salento stava vivendo una vera e propria metamorfosi artistica, e  il Barocco Leccese si è sviluppato proprio in quel periodo storico. Per diversi studiosi, la data precisa è il 1571 che coincide con la Battaglia di Lepanto. Questa data è considerata “celebre” poiché sancì la fine della minaccia dei turchi nel territorio salentino.  In questo periodo nuove forme d’arte stavano via via abbandonando linee più classiche per abbracciare nuovi stili più fantasiosi.

Il barocco leccese deve la sua fortuna e la sua notorietà alla particolare qualità della pietra della zona, la pietra leccese, un tufo particolarmente facile da tagliare e scolpire, che, maneggiato e lavorato dalle abili mani degli scalpellini è stato trasformato da materia bruta in opera d’arte.

Il Barocco Leccese vede la fase di massima espressione grazie ad architetti come Giuseppe Zimbalo e Giuseppe Cino. Il primo ha progettato e realizzato il Duomo mentre il secondo la Chiesa di Santa Chiara e quella del Carmine, entrambe massima espressione dello stile barocco.

 

I monumenti barocchi a Lecce

 

Le opere più importanti del Barocco, a Lecce, sono la basilica di Santa Croce (1548-1646) e il vicino Palazzo dei Celestini, del Seicento; la scenografica piazza del Duomo su cui si affacciano il Duomo (1659-1670) e il Seminario, nel cui cortile è conservato un pozzo dalla ricca ornamentazione scultorea, opera di Giuseppe Cino e le chiese di Santa Irene, Santa Chiara, San Matteo; la basilica di San Giovanni Battista al Rosario, opera tarda di Giuseppe Zimbalo ma terminata da Giulio Cesare Penna il Giovane, con l’impressionante balaustra traboccante di trofei di fiori; la settecentesca chiesa del Carmine di Giuseppe Cino.

Altri monumenti barocchi della città sono la chiesa del Gesù (di stile più romano che leccese), la chiesa di Santa Chiara, la chiesa delle Alcantarine e Palazzo Marrese.

 

Santa Croce : simbolo del Barocco Leccese

Santa Croce è l’edificio simbolo del barocco leccese e la più celebre Chiesa della città.

Avvolta da misteri e simbolismi , si fa subito notare per la maestosità e per le bizzarre figure che reggono la balaustra,  che sono 13. Non è un numero casuale, perché ricorda i protagonisti dell’Ultima Cena, Cristo più i 12 apostoli. Sopra ciascuna di esse 13 puttini alati, che portano trionfalmente sia i simboli del potere temporale, come le corone regali, sia del potere spirituale, come i copricapi vescovili.

Penna scolpì lo straordinario rosone barocco, tra i più pregevoli che l’arte moderna possa ricordare. Il rosone è un turbinio di foglie e cerchi decorati finemente, ed è incorniciato da due colonne corinzie e affiancato da nicchie con le statue di San Benedetto e San Celestino.

A Giuseppe Zimbalo invece si deve il disegno complessivo e la parte più alta, detta fastigio.

La facciata

La facciata può apparire non uniforme nelle sue decorazioni, ma il suo linguaggio simbolico aveva un senso preciso per l’epoca, e si sviluppa in verticale in un crescendo di significati.

La parte inferiore rappresenta il mondo pagano che sarà riscattato dal sacrificio di Cristo sulla croce. Infatti in cima alle colonne, ci sono delle scandalose figure nude e bizzarri mostri che reggono il balcone.

Sopra invece gli angioletti sul cornicione reggono la tiara, il copricapo del papa, e la corona, i simboli del potere spirituale e terreno. La facciata vuole significare  che sono il potere dei re e della Chiesa ad assicurare la giustizia in terra.

Sopra la balaustra trionfa invece il bene spirituale, col grande rosone, simbolo della luce divina, affiancato dalle nicchie coi santi e sui lati dalle figure della Fede e della Forza. Infine, nella parte terminale, l’architettura mette in evidenza l’elemento centrale in cui è scolpita una croce, simbolo del martirio di Cristo.

Osservando con attenzione il grande rosone, si nota che all’esterno dell’ultimo cerchio di foglie sono scolpite alcune teste umane. Sulla sinistra una figura ha un grande nasone: secondo la tradizione sarebbe l’autoritratto dello scultore Cesare Penna …un vero e proprio selfie, di altra epoca.

L’interno della basilica

L’ interno della Basilica è diviso in tre navate da 16 colonne in marmo. In corrispondenza della cupola le colonne sono accoppiate per reggere meglio il peso. Osservando i capitelli delle colonne, queste sembrano fiorire ma, guardando bene, si vede spuntare la testa di un apostolo.

In contrasto con la caotica facciata, qui dentro si percepisce un senso di calma e purezza. Lo spazio è ampio e splendente, inondato dalla luce che si irradia dal rosone o che piove dalla lanterna della cupola, e che simboleggia l’irrompere dello splendore divino. La bellezza è esaltata dal magnifico soffitto a cassettoni che sembra sospeso, con gli elementi dorati che brillano come stelle. Al centro del soffitto la tela con la Trinità di Giovanni Grassi. L’architetto ha voluto rappresentare il contrasto tra il mondo esterno, caotico, e quello purificato dalla luce della fede.

 

 

Qualsiasi turista che si incuriosisce del Salento, non può andar via se non si è lasciato avvolgere dalla maestosa stravaganza e luce del barocco leccese.

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