I guerrieri di Roca Vecchia

I guerrieri di Roca Vecchia

Sul litorale adriatico, a pochi chilometri da Torre dell’Orso e da Otranto, a picco sul mare sorge Roca Vecchia, una località marina dall’eterno incanto, da cui affiora una storia molto antica, che vede coinvolti i guerrieri di Roca Vecchia.

 

La Grotta della Poesia

Il suo punto di forza, il più amato dai turisti che non smettono mai di meravigliarsi di fronte ai paesaggi salentini, è la Grotta della Poesia!  Una piscina naturale che il National Geographic ha inserito fra le tre piscine naturali più belle al mondo.
Il suo nome, nonostante nei secoli abbia comunque ispirato gli scrittori, di poetico ha poco: deriva, infatti, dal termine greco “posìa”, cioè “bevuta”.
Nella grotta, infatti, si trova una sorgente d’acqua dolce, e poiché in antichità il livello del mare era più basso di 4 metri, gli uomini potevano facilmente attingere l’acqua ma anche incidere le pareti calcaree.

Grotta della Poesia

Le incisioni della grotta parlano di diversi periodi storici: compaiono figure preistoriche, scritte e immagini messapiche ma anche latine. Roca Vecchia è un sentiero che attraversa la grande evoluzione dell’umanità, un angolo di paradiso abbandonato in epoca romana, abitato dai monaci bizantini nel periodo medievale e, successivamente, saccheggiato dai turchi.
Nel 1500 un nobile francese commissionò la costruzione della torre di guardia, ma i pali di legno presenti su gran parte della città vecchia ricalcano una vicenda ben più antica.

I guerrieri di Roca Vecchia : una storia di 3500 anni fa

 

Il fascino senza tempo di questo luogo affacciato sul mare, infatti, sembra essersi cristallizzato 3500 anni fa, quando i guerrieri entrarono nella città di Roca tentando di conquistare il territorio. La disposizione dei pali suggerisce l’immagine di una struttura molto imponente, alta all’incirca 8 metri. Questa era usata in parte come magazzino e in parte come luogo di culto; qui sono stati ritrovati oggetti  di quell’epoca tanto lontana, utensili e suppellettili abbandonati in fretta, mentre gli abitanti di Roca tentavano di fuggire da un improvviso assedio.
E proprio qui, è stato ritrovato il corpo di un soldato, una scoperta avvenuta per caso che illustra le tormentate vicende di tre millenni fa, difficile da immaginare se non attraverso delle accurate ricostruzioni.

 

La più antica battaglia della penisola italiana

Infatti, fino al 1960, si pensava che a Roca, sepolte, ci fossero le rovine di castello medievale. Questo fino a quando qualcuno, per vedere il mare senza che la vista ne fosse ostacolata, decise di far appianare la piccola collina con l’aiuto di una ruspa. Fu così che, per pura casualità, la storia di 3500 anni fa fece capolino nella vita moderna, riportando alla luce le tracce della più antica battaglia della penisola italiana.
Furono ritrovati sette scheletri.  Due dei quali da bambino, non sepolti canonicamente, ma morti durante un disperato tentativo di fuga, e seppelliti dal crollo delle mura del tunnel dove erano nascosti.
Le accurate ricerche che l’Università del Salento, negli anni, ha condotto sugli scheletri, hanno portato alla luce dettagli importanti: l’età di quelle persone; di cosa si cibavano; se erano o meno abitanti del posto. Lo studio della posizione in cui i resti erano stati rinvenuti, però, ha esaltato in particolare il valore di un aspetto: queste persone videro la morte in faccia, la morte nella sua peggiore essenza, urlando per il terrore di essere uccisi dai nemici.

 

Il soldato accoltellato alle spalle

Poco lontano dal tunnel, alle porte della città, avvenne il ritrovamento più importante! Quello del soldato, un alto guerriero morto da eroe sul campo di battaglia. Il suo compito era quello di difendere l’antica città di Roca; questo si può evincere dalle ferite riportate sulle costole posteriori.
Dunque, secondo una minuziosa ricostruzione dei fatti, l’uomo si trovava sulla porta, in posizione di difesa, quando due grosse armi da taglio lo colpirono alle spalle in due punti diversi, facendolo cadere di faccia. Successivamente, con ogni probabilità, i nemici appiccarono intenzionalmente il fuoco, affinché il suo corpo bruciasse.

 

Un abbraccio eterno

Gli scavi archeologici, oltre ai resti di 3500 anni fa, hanno riportato alla luce, negli ultimi tempi, anche due scheletri risalenti a circa un millennio più avanti. La loro è stata una scoperta dalla forte carica emotiva: due corpi uniti nel tempo da un abbraccio.
Sepolti insieme in una maniera atipica per l’epoca: erano un uomo di circa quarant’anni e un bambino di sei, che aveva posato la testa sul petto dell’uomo. Probabilmente i due erano padre e figlio: un legame, il loro, che neanche l’eternità ha potuto sciogliere.
La loro unione lascia spazio alla fantasia. E fa pensare che, una volta distesi insieme, ignari di tutto, si fossero addormentati per sempre tra i sogni, forse mentre fuori imperversava una furiosa battaglia.


Roca, oggi, è uno dei principali siti archeologici di tutta Italia. Questo a conferma del fatto che la penisola salentina sia stata, fin dai tempi antichi, un territorio di scambi via mare. Il Salento era una terra di conquiste e uno snodo di differenti culture.
Perché, oltre all’inestimabile bellezza del paesaggio, ha anche, e soprattutto, un grandioso patrimonio storico ancora non del tutto scoperto, che scalpita per essere portato alla luce.

Salento, raccontami una storia.

 

 

 

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