Ogni mito ha un fondo di verità.
E’ così che quello di Enea, eroe virgiliano del poema Eneide, incontra la storia del Salento, in un percorso che porta molto lontano, fino ai messapi.
Enea è il protagonista assoluto dell’Eneide, il poema epico che Virgilio scrisse nel I secolo a.C. I versi dell’autore narrano le leggendarie vicende del giovane eroe che fugge da Troia, insieme al padre Anchise e al bambino Ascanio, suo figlio.
La moglie Creusa, invece, si perde durante la fuga.
Enea incontra la storia del Salento
Il tema principale dell’Eneide è, appunto, il viaggio di quest’uomo valoroso che fuggendo da Troia approda nel Salento, ma è trattato anche il tema del fato che predomina sulla volontà dell’uomo, il senso del fantastico e la pietas, un sentimento forte che oscilla tra la pietà e la devozione verso gli altri.
Enea nasce da un amore passionale e proibito, quello tra Anchise, uomo mortale, e Venere, la dea della bellezza. E proprio la donna, pur consapevole di essere una dea, vedendo Anchise mentre porta il gregge al pascolo sente nascere nel petto un amore fulminante ed improvviso, e fa di tutto per unirsi a lui, predicendo che dal loro legame nascerà un figlio dalla fama immortale.
L’eroe e il guerriero
Enea, infatti, diventa un valoroso guerriero, tanto da essere secondo solo a Ettore, e difende la città di Troia distinguendosi per i grandi valori e per il coraggio.
Vedendo la città ormai devastata, fugge da Troia con suo figlio Ascanio e con il padre, anziano, sulle spalle: un’immagine destinata a simboleggiare per l’eternità il farsi carico dei problemi altrui sulle proprie spalle, per alleggerire il prossimo dalle fatiche della vita.
L’approdo nel Salento di Enea
Inizia così il viaggio epico di Enea che lo porterà, dopo numerose difficoltà dovute a Giunone, ad approdare nel Salento.
Gli esperti di mitologia, studiando accuratamente e leggendo tra le righe, si chiedono a quale punto esatto della penisola salentina facciano riferimento i versi di Virgilio: è un luogo indefinito tra leggenda e realtà, conteso tra Castro, Leuca, Otranto e Porto Badisco. Molto probabilmente, però, il punto esatto, descritto come il Tempio di Minerva, si troverebbe a Castro.
Recenti studi di archeologia, infatti, con grande soddisfazione hanno riportato alla luce il busto di un’antichissima statua della dea Minerva, trovata durante gli scavi al centro di Castro.
Enea approda, dunque, su una costa dalle acque luccicanti, dominata dall’alto da un promontorio dove si erge il Tempio di Minerva, a picco sul mare, nel Salento.
I cavalli bianchi nel Salento
I reduci dalla guerra di Troia scendono dalla nave e si recano al Tempio per invocare l’aiuto della dea, quando Anchise, stanco e con la vista offuscata, scorge la presenza di quattro cavalli bianchi, puri, eleganti e bianchi come la neve.
I messapi, il popolo che abita la penisola salentina, sono abili allevatori di cavalli, ma di certo non di quelli bianchi, troppo delicati e poco resistenti alle battaglie. I cavalli bianchi e quelli albini, infatti, per la loro rarità, sono considerati sacri, perciò l’anziano uomo intrepreta la loro presenza come un buon presagio.
Non ha dubbi: quei quattro cavalli bianchi, intenti a pascolare tra l’erba soffice, come un segno dal cielo indicano la vittoria per la battaglia successiva, quella lungo il Tevere.
Enea e il viaggio dal Salento alla città eterna
Così, benedetto dall’alto e incitato dal padre, Enea prosegue con il viaggio che termina nel Lazio dove, tempo dopo, sposa la figlia del re Latino, Lavinia, e dà vita alla stirpe di Romolo e Remo, fondatori dell’eterna Roma.
Una storia molto accattivante, quella dell’eroe virgiliano che, tra mito e realtà, lascia spazio alla fantasia, alla ricerca dei luoghi del Salento toccati durante il viaggio.
Le diverse popolazioni che hanno abitato il Salento hanno unito le loro culture e ci hanno lasciato un ricco patrimonio culturale, su cui ancora oggi aleggia il mistero, in un continuo arricchimento che rende immortali i personaggi delle storie.